a cura di Valeria D’Ambrosio
Palazzo Ricasoli Firidolfi | Firenze | 19.05.2019
Spezzare la rappresentazione, distruggere l’effigie, cancellare la raffigurazione. La natura si appropria dell’artificio umano annientando la sua più emblematica espressione, l’immagine.
Nel 2002, il filosofo e antropologo Bruno Latour ha dimostrato come la distruzione dell’icona nei grandi reami della scienza, dell’arte e della religione corrisponda in realtà a una costante produzione di immagini costruttrici di senso, valore e cultura: il gesto iconofobo non è altro che l’altra metà dell’eterna iconofilia umana. Ma cosa succederebbe se ci si trovasse a competere con la natura nell’affermazione e simultanea negazione dell’immagine? L’immagine scatena tormenti e passioni, non è neutrale e si pone come intermediario per l’accesso diretto alla verità assoluta o all’inganno perfetto. La religione è trascendenza divina, la scienza cruda oggettività, l’arte arbitraria interpretazione, eppure non possiamo fare a meno di venerarne le icone, i feticci e gli idoli. Il mondo platonico senza immagini, privo delle ingannevoli copie delle copie, depredato delle riproduzioni che allontanano dalla verità, spogliato delle figurazioni manipolatrici frutto dell’artificio umano. Potrebbe tutto ciò avverarsi per la potente mano della natura?
La mela di Leopardi cadendo dall’albero distrugge un formicaio così come l’eruzione del Vesuvio annienta Pompei e la sua civiltà. Ma le formiche fanno parte della più grande classe tassonomica della Terra, le cui specie sono pari a più della metà dell’intero regno animale. Potenza della natura, dominatori del mondo grazie alla loro impressionante biodiversità, gli insetti conosciuti appartengono a circa un milione di specie ma si stima che il loro numero totale possa raggiungere cifre da tre a dieci volte maggiori. Popolano la Terra da milioni di anni e sono pressoché ovunque, i loro numeri capaci di renderci insignificanti, i loro comportamenti di minacciare qualsiasi forma di controllo e di sopravvivenza umana. Apparentemente così distanti dalla nostra realtà, scatenano tempeste assumendo un valore fondamentale per comprendere la nostra stessa natura e il profondo legame tra gli esseri umani e l’ambiente in cui vivono. Quando tutte le altre specie animali si saranno estinte, gli insetti, distruttori e creatori, sopravvivranno.
In occasione della giornata d’apertura nazionale 2019 dell’ADSI – Associazione Dimore Storiche Italiane, BetaWay presenta ICONOSMASH, un progetto d’arte contemporanea a cura di Valeria D’Ambrosio che propone, all’interno di palazzi storici, giardini e cortili del quartiere di Santo Spirito a Firenze, gli interventi site-specific di sette artisti. Pensato come una collettiva diffusa nello spazio urbano, il progetto si compone di una serie di installazioni multimediali e di performance collegate tra loro da un fil rouge concettuale che viene attivato attraverso un percorso scandito durante l’intera giornata con interventi da parte dell’entomologo Fabio Cianferoni (CNR e Museo di Storia Naturale ‘La Specola’). Gli artisti si confrontano così con il mondo scientifico creando un dialogo tra uomo e natura, creazione e distruzione, realtà e interpretazione.
Programma
h 10: Palazzo Guicciardini
Luca Mauceri | Falena Saturnia del Pero (Saturnia pyri)
Via de’ Guicciardini, 15h 11: Palazzo Ridolfi
Gabriele Dini | Vespa vasaia (Sceliphron caementarium)
Via Maggio, 13
h 12: Palazzo Ricasoli Firidolfi
Raffaele Di Vaia | Ragno ballerino (Pholcus phalangioides)
Via Maggio, 7
h 15: Palazzo Frescobaldi Federico Cavallini | Scolitide del Pino (Tomicus piniperda), Cinipide del Castagno (Dryocosmus kuriphilus) Via di Santo Spirito, 13
h 16: Palazzo e Teatro Rinuccini Marco Rossetti e Franco Spina | Mosca domestica (Musca domestica) Via di Santo Spirito, 39
h 17: Giardino di Palazzo Wagniere-Fontana Elliott
Rachel Morellet | Zanzara tigre (Aedes albopictus)
Lungarno Soderini, 9